La lunga notte del dottor Galvan

Se possedete un’ora libera in esubero e avete bisogno di leggerezza, La lunga notte del Dottor Galvan fa al caso vostro. Se invece ne possedete due, potete gustarvi anche la messa in scena teatrale, con Neri Marcorè nei panni del protagonista.
Sessanta paginette più o meno, il racconto narra la vicenda di un giovane medico – Gérard Galvan – e di una folle notte di guardia al pronto soccorso universitario Postel-Couperin.
Il Dottor Galvan è al servizio del prossimo con una sola grande ambizione: il Pronto Soccorso. Un giorno, è certo, il nome di Galvan sarà finemente cesellato su un biglietto da visita, qualifica “Fondatore della società francese dei medici d’urgenza”, vale a dire il re di “tutti i mali dell’uomo, i mali di tutti gli uomini, come dire tutte le specialità”. 
Dopo aver prestato soccorso ad un’infinita successione di “incidenti domestici, infezioni eruttive, suicidi abortiti, aborti mancati […]”, finalmente Galvan si dirige verso un uomo, seduto da ore su una sedia in corridoio. Il suo problema? “Non mi sento tanto bene”, risponde quello con voce neutra.
Da questo momento in poi il giovane Galvan diventa il protagonista di una lunga serie di peripezie cliniche. Tra diagnosi estemporanee e molteplici tentativi di rianimazione, da “stronzetto” qual’era (ipse dixit), il giovane medico di guardia finisce per assistere il malato come se fosse l’ultima missione della sua vita. Un rompicapo clinico spacciato, eppure il misterioso ammalato avrà la forza di cambiare la vita del protagonista: alle luci del mattino, con un autentico coup de théâtre, il giovane Gérard vedrà il suo futuro stravolto per sempre.  

Piacerà a voi se: siete alla ricerca di una lettura scorrevole, breve e con colpo di scena assicurato.  
Piace a me perché: mi appassiona la ricerca linguistica e stilistica dell’autore, infatti il linguaggio tecnico-scientifico viene sciorinato con disinvoltura ineccepibile. Inoltre l’impostazione teatrale del testo, finale compreso, rende l’opera coinvolgente e carica di suspence.

Capitolo I, riga 1 

“Sono vent’anni oggi, signore. Quasi un anniversario. Così viene voglia di raccontarlo a qualcuno… Ha un momento? Le dovrebbe interessare, visto che mi hanno detto che fa lo scrittore.”
[…]
“No? Sì? Ma comunque fa lo stesso, lei o un altro… Un caffè?” 

(Prima edizione di Gallimard, 2015; edito in Italia da Feltrinelli in diverse ristampe)