La Prosivendola

Lo dico con estrema riconoscenza a Yasmina Melaouah per il bellissimo titolo italiano, ma per tuffarsi di testa nell’atmosfera del terzo romanzo del ciclo Malaussène bisognerebbe strizzare l’occhio al titolo originale francese, La petite marchande de prose. Perché se quel marchande lo traducessimo letteralmente, “la piccola commerciante di prosa”, ci calerebbe in un batter d’occhio nel mercanteggiare sapientemente orchestrato della Regina Zabo, editrice “prosivendola” brillante e dispotica delle edizioni Taglione.
E a proposito di edizioni, J.L.B. è la punta di diamante del catalogo, peccato che nulla debba trapelare riguardo alla sua reale identità. Con i modi autoritari e spietati che la contraddistinguono, Madame Zabo “invita” Benjamin ad impersonare pubblicamente lo scrittore – nuovo guru della finanza a mezzo best seller – nella campagna di lancio del suo successo mondiale annunciato. Tutto sembra procedere per il meglio, almeno fin quando Malaussène-JLB non finisce in ospedale attaccato ad una macchina, in coma vegetativo: durante la sua prima conferenza stampa, infatti, Benjamin è rimasto vittima di un attentato e di lì a pochi giorni Julie rischierà di finire in carcere per aver cercato di vendicarlo. 

Ne succedono talmente tante che solo alla fine si tira un sospiro di sollievo, e non basta Thérèse a rassicurare il lettore con le sue astrologiche profezie: le maschere degli impostori cadono, vengono al mondo angelici bambini e l’amore, quello degli amici e della famiglia, vince sulla morte (come in ogni epilogo “pennacchiano” che si rispetti).
Perché poi è sempre così, la tribù Malaussène salva il capofamiglia e lo riporta a casa: sano, salvo, e stavolta con degli organi nuovi di zecca.

Piacerà a voi se: cercate un giallo stravagante ambientato nel mondo editoriale, e in cui il protagonista (suo malgrado) è in coma per il 90% del racconto. 
Piace a me perché: è una lettura particolare, nella quale il romanzo dell’assurdo si combina magicamente con le egoistiche bassezze e i nobilissimi sentimenti umani. Inoltre Pennac pone l’accento sul tema dell’identità e della realizzazione personale da un punto di vista non convenzionale, donandoci uno splendido racconto stralunato sulla non-leggerezza dell’essere (quanto mai in auge nel nostro complesso presente). 

Capitolo I, riga 1
“Prima c’è stata quella frase che mi ha attraversato la mente: “La morte è un processo rettilineo”. Il genere di dichiarazione poco sfumata che uno si aspetta piuttosto di trovare in inglese: “Death is a straight on process”… o giù di lì.
Stavo giusto chiedendomi dove l’avessi letta quando il gigante ha fatto irruzione nell’ufficio. Prima ancora che la porta sbattesse alle sue spalle lui era già chino su di me: – È lei Malaussène?”

(Prima edizione Gallimard, 1990; edito in Italia da Feltrinelli in diverse ristampe. Copertina dell’edizione Feltrinelli in Universale Economica)